MOTO RADUNO A PANDINO

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Le previsioni del tempo preannunciavano una bella giornata così io e Laura decidiamo di partecipare al raduno motociclistico di Pandino ,la partenza da casa non e’ prestissimo dato che comunque la distanza non e’ eccessiva circa 70 km ,così partiamo alle 8,30 sperando nella clemenza della nebbia che però per tutto il viaggio ci ha accompagnato, provocando i soliti disagi di visibilità ed appanamento della visiera, comunque il traffico per fortuna è molto limitato dato che molta gente preferisce starsene a letto godendosi il riposo domenicale. 

       

Il tragitto che separa Fontanelle a Pandino fila via senza problemi, dopo 65 minuti eccoci alle porte di Pandino, accolti subito da i movieri del motoclub che ci indicano la zona del raduno, l’iscrizione di rito ci da la possibilità di entrare nel parco chiuso della piazza proprio davanti al castello Visconteo che domina il centro del paese dopo avere posteggiato la Belva ci dirigiamo all’ interno del castello dove è stato allestito un centro di ristoro una mostra di moto d’epoca, in oltre la pro loco del paese ha organizzato visite guidate al castello e una sfilata storica con costumi medioevali insomma una organizzazione impeccabile, alle 10,30 non perdiamo l’occasione della visita guidata per conoscere la storia del castello e della zona immortalando con alcune foto gli affreschi e le suggestive vedute dal loggiato interno.

   

   

 

Alle ore 12 siamo partiti per un giro turistico lungo le strade del comune di Pandino facendo poi tappa nel grazioso paesino di Gradella per l’aperitivo,io e Laura approfittiamo della sosta per visitare la bella chiesa del paese dedicata S.S. Trinità e San Bassiano magnificamente affrescata.

 

A pranzare ci fermiamo in un simpatico ristorante convenzionato degustando piatti tipici della zona Cremasca ,una giornata passata in allegria nelle produttive campagne della bassa lombarda.

PANDINO: CENNI STORICI

La prima notizia documentata su Pandino risale al 1144, quando la chiesa parrocchiale risultava dipendere da quella di S. Sigismondo di Rivolta d'Adda. A quell'epoca dunque il nostro paese doveva essere di scarsa importanza, con un territorio caratterizzato da una preminenza di boschi, inframmezzati da pascoli e qualche vigna.
Ciò che rende unico il nostro castello è il fatto di essere il meglio conservato tra tutte le costruzioni viscontee del XIV secolo.
Venne fatto erigere dal signore di Milano Bernabò Visconti e dalla moglie, Regina della Scala,  intorno al 1355 come residenza di campagna per la caccia, grande passione del signore; la zona di Pandino, con i suoi boschi ricchi di selvaggina, era perfetto per questo scopo. La costruzione ha la forma tipica dei castelli di pianura dell'epoca: pianta quadrata con quattro torri angolari, cortile interno con porticato scandito da archi acuti e loggiato superiore. All'esterno sono visibili le numerose finestre, monofore al piano terra, in origine destinato alla servitù, bifore al piano superiore, riservato ai nobili.

 

Il lato est del piano inferiore era originalmente aperto come una sorta di secondo porticato, ed era adibito a salone dei banchetti.
Il castello nel '300 fu completamente decorato in ogni suo spazio, persino nella stalla oggi occupata dalla biblioteca. Le pitture del castello erano costituite da svariate forme geometriche, tarsie a imitazione del marmo e alcune figure umane. Nelle forme geometriche trovarono posto gli stemmi della famiglia: il biscione visconteo, la scala stemma dei signori di Verona, l'impresa personale di Bernabò. Gli stemmi sono ripetuti ovunque, quasi per ammonire chiunque entri nel castello  della potenza dei signori di Milano.
Tra i pochi dipinti con figure umane si distinguono S.Antonio abate a S.Cristoforo, dipinti ai lati dell'ex salone dei banchetti per proteggere il primo dalla peste e il  secondo dalle morti improvvise.; purtroppo, nel corso del '400 si rese necessario aggiungere ad ogni angolo del porticato degli arconi di rinforzo, che sono andati a coprire in parte il S. Antonio e del tutto il S.Cristoforo.
La decorazione più interessante di tutto il castello si trova in un salone del piano superiore, sulle cui pareti è stato raffigurato un porticato visto in profondità, con un effetto di sfondamento della parete.
Nel 1385, Bernabò Visconti viene imprigionato prima a Milano poi a Trezzo d'Adda dal nipote, Gian Galeazzo Visconti, che diventa così il nuovo signore di Milano e il nuovo proprietario del castello di Pandino. Morto Gian Galeazzo nel 1402, lo stato di Milano entra in crisi e varie città si ribellano; anche nel nostro territorio si verificano fatti simili, e la famiglia cremasca dei Benzoni proclama la propria signoria su Pandino e Crema. Questa situazione prosegue fino al 1423, quando il secondogenito di Gian Galeazzo, Filippo Maria Visconti, rimette insieme una parte del ducato milanese e si riappropria anche di Pandino e di Crema.
Filippo Maria è l'ultimo dei Visconti, e dopo la sua morte il ducato passò nelle mani del genero Francesco Sforza, nel 1450. Il castello di Pandino era stato dato dal Visconti in feudo alla famiglia dei Sanseverino, che passarono a servire gli Sforza.
Negli anni successivi, tuttavia, i Sanseverino si rivelarono feudatari scomodi, così furono tolti loro castelli e terre; Pandino divenne quindi contea per uno dei figli dello Sforza, Ludovico il Moro, che vi governò dal 1469 al 1477. In seguito castello e feudo tornarono nelle mani dei Sanseverino, per essere poi acquistati nel 1552 dalla famiglia d'Adda, i cui eredi mantennero questa proprietà fino al 1947, anno della vendita del castello al Comune di Pandino.
Nel corso del XV secolo furono aggiunti ai due ingressi del castello due torrioni di difesa, poiché in quell'epoca il nostro territorio si trovava a ridosso del confine Milano- Venezia. Munire meglio un il castello non bastò a fermare i veneziani, che lo conquistarono due volte ma lo occuparono per pochi anni, tra il 1446-48 e il 1500-1509.

     

Nell' '800 i d'Adda affittarono il maniero ad alcuni contadini, che un po' alla volta lo trasformarono in una grande cascina, utilizzando delle sale del piano alto come filatoio della seta. Sempre a quel periodo risale la demolizione del lato occidentale della costruzione, che portò anche alla distruzione quasi integra delle due torri di quel lato.
Con il passaggio del castello all'amministrazione comunale si pose mano al recupero della struttura. Si iniziò con il rifacimento dell'ala ovest, attuato anche con l'utilizzo di materiale ricavato dalla distruzione di vecchie case del paese; la ricostruzione di questo lato terminò nel 1958, e nei "nuovi" locali trovarono sede gli uffici municipali.
Tra gli anni '60- '70 del XX secolo sono invece restaurati gli spazi dei restanti lati, seguendo un metodo di tipo conservativo che porta al ripristino delle originali pitture trecentesche, coperte da intonaco nel XVII secolo. Solo una stanza è stata restaurata in modo integrativo, con evidenti coloriture moderne. Per quanto riguarda pavimenti e soffitti, vennero tutti rifatti durante il '600 per il problema delle infiltrazioni d'acqua; la pavimentazione originale è visibile solo sulla scaletta che dal piano inferiore porta a quello superiore.
Attualmente nel castello si trovano il municipio, la biblioteca comunale e il convitto della scuola casearia, che a breve si trasferirà in una struttura nuova.