RADUNO DEL LAMBRUSCO
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Era già in calendario la nostra
partecipazione al raduno dell’ lambrusco a Bomporto non potevamo mancare
. Partiamo da Fontanelle alle 08,40 la foschia Autunnale ci accompagna per quasi tutto il tragitto ma le previsioni sono ottimistiche per la giornata; decidiamo di non fare l’autostrada, ma di goderci il tragitto attraverso le campagne della bassa Reggiana transitiamo per Brescello nel quale e’ stato girato il film di Don Camillo e Peppone. Non tutti sanno però che Giovannino Guareschi non è di Brescello ma bensì di Fontanelle infatti le riprese del film dovevano essere fatte nel paese natale poi per motivi tecnici di produzione optarono per il paese di Brescello. Imbocchiamo l’argine maestro costeggiamo le rive del Fiume Po transitando da Boretto, fino a Guastalla tenendo le indicazioni per Novellara e Carpi, il fondo stradale e’ in buone condizioni e il traffico domenicale e’ scarso la temperatura è di 12 gradi gradevole per il periodo autunnale, giunti a Carpi troviamo le indicazioni per Bomporto e con altri motociclisti percorriamo gli ultimi 15 chilometri che ci separano dal motoraduno. |
Dopo aver chiesto ad una vigilessa gentilissima informazioni io e Laura decidiamo di visitare il centro storico di Bomporto attraversando il Naviglio che divide in due il paese, entriamo curiosando in un ordinato mercato di bancarelle distribuito lungo le vie del paese. |
CENNI STORICI
Già dal nome (“buon porto”) la storia di Bomporto è strettamente connessa a quella dei suoi corsi d’acqua. Attraversato dal Canale Naviglio e dai fiumi Secchia e Panaro, il territorio comunale ha visto per secoli transitare l’intenso traffico fluviale che collegava Modena con Venezia e l’Adriatico. A riprova dell’importanza strategica ed economica del “buon porto” è la costruzione, nella seconda metà del XVIII secolo, da parte di Francesco II d’Este, di un’ imponente darsena. Le inondazioni susseguitesi nei secoli e il conseguente deposito di limi hanno reso il terreno della zona particolarmente fertile, favorendo la coltivazione di vitigni che hanno reso Bomporto la terra del lambrusco. Bomporto viene citato nei documenti per la prima volta nel 1408, ceduto dai Pio agli Estensi. Questi poi concessero per investitura nel 1453 la contea di Bomporto (e di Ravarino) ai Rangoni. Dal XV al XVIII secolo si ebbe il massimo sviluppo della navigazione sul Panaro – Naviglio e vennero costruite le Conche o Sostegni (nel 1432 venne costruita quella di Bastiglia, nel 1541 quella dei Mulini Nuovi, nel 1767 quella di Bomporto), opere idrauliche che servivano a rendere più agevole la navigazione, ma anche a regolare, attraverso il Soratore, il livello delle acque e ad arrestare il rigurgito del Panaro in piena. Agli inizi del 1500 fu costruita la corte Giglioli e una piazza quadrata, avente al centro la torre e, con il materiale ricavato dalla demolizione di quest’ultima, avvenuta nel 1771, venne ultimata la Conca. La funzione del nostro Comune in questo lasso storico è intuibile dallo stesso toponimo: buon porto. Dal 1602 si ha notizia dell’esistenza del Comune di Bomporto, come municipalità, essendo podestà un certo sig. Ferrarini Alfonso. Risale al 1609 la costruzione della chiesa parrocchiale, dedicata a San Nicola. Con il 1796, data dell’occupazione francese, cessa il dominio dei Rangoni. Dopo la Restaurazione (1815) passa di nuovo sotto l’influenza estense, che resterà fino all’avvento del nuovo stato unitario. Dal 1815, forse per punirlo della sua adesione alla Repubblica Cisalpina, venne soppressa la municipalità e divenne frazione del Comune di Modena fino al 1859, data di istituzione del nuovo Comune, che comprendeva Bomporto e Sorbara. Con un decreto del 1867 Solara venne aggregata a Bomporto, dando luogo all’attuale configurazione territoriale. Collegati strettamente con Ciro Menotti, i patrioti bomportesi parteciparono attivamente ai moti carbonari dal 1813 (ricordiamo tra tutti Giovanni Muzzioli 1799/1883 che fu sindaco dopo l’Unità d’Italia), così come avrebbero aderito più di un secolo dopo alla lotta di liberazione. Testimonianza del sangue versato per la patria e delle sofferenze per essa patite sono le lapidi, i cippi e i monumenti che in diverse parti del comune ricordano tali avvenimenti. Con lo sviluppo di un nuovo sistema di comunicazioni (strade e ferrovie), Naviglio e Panaro hanno perso importanza e gli uomini hanno interrotto il rapporto vitale che li legava ai fiumi, non più vie commerciali e fonti di fertilità e sostentamento.
ITINERARI TURISTICI
Diverse sono le eccellenze e i luoghi da
visitare a Bomporto e le sue frazioni: Sorbara, Solara, Villavara,
Gorghetto e San Michele. Il centro di Bomporto si sviluppa intorno a Piazza Roma, fulcro del paese, e su questa Piazza si erge la chiesa Parrocchiale il cui protiro ricorda le costruzioni patrizie romane. La chiesa, che risale al 1609, è dedicata a San Nicola di Bari protettore dei naviganti e al suo fianco è stata costruita una torre dalla terminazione a cuspide; nel 1824 viene collocata la crocefissione con la Beata Vergine e San Giovanni del Begarelli risalente al 1550. Notevole è anche l’ottocentesca sede del Municipio, con la sala consiliare affrescata di spirito risorgimentale, costruita nel 1885. |
Ma l’eccellenza architettonica più significativa
visitabile nel territorio comunale è senza dubbio la Darsena o Sostegno (detta
anche Conca) costruita nella seconda metà del XVIII secolo dal Commissario
Ingegnere Giovanni Francesco Zannini su richiesta di Francesco II d’Este;
il manufatto sottolinea l’importanza storica cha ha avuto Bomporto nella
comunicazione fluviale, viene infatti definita da Giuseppe Muzzarelli nel XIX
secolo come…”un’opera idraulica di grande importanza…da tutti
riconosciuta come il sostegno idraulico più grandioso e monumentale esistente
nella nostra regione”. Ancora oggi si possono ammirare le Porte Vinciane
costruite per consentire il blocco dell’afflusso del Canale sul Panaro quando
quest’ultimo supera un determinato livello; l’azionamento delle Porte è
completamente automatico e si basa su di un principio idraulico studiato da
Leonardo Da Vinci.
Non distante da Bomporto si trova la frazione di Sorbara che dà il nome all’omonimo
vitigno e al vino Lambrusco; da segnalare anche alcune vigne secolari, veri e
propri monumenti naturali.
Fra i primi documenti rinvenuti in cui viene citata Sorbara anche un documento
del 1084 in cui si ricorda che qui avvenne la sconfitta di Enrico IV da parte
delle truppe di Matilde di Canossa, anche se la leggenda narra che l’esercito
di Enrico IV fu sconfitto perché i soldati avevano ecceduto proprio col
Lambrusco.
A Sorbara si può ammirare la Pieve, nominata già nel 816 in un documento dell’Archivio
Capitolare di Modena come Pieve intitolata a San Vincenzo e fatta erigere su
originario impianto romanico.
Successivamente, dopo la battaglia del 2 luglio 1084, la Pieve viene distrutta e
Matilde di Canossa, in segno di ringraziamento per la sua vittoria, la fa
riedifcare a sue spese, intitolandola a Santa Agnese.
Notevole è il Campanile in mattoni che risulta come un’imitazione della
modenese Ghirlandina, chi sale sul Campanile rimane colpito e affascinato dalla
campagna verde che circonda Sorbara con gli inconfondibili vigneti.Due sono le
curiosità legate al Campanile: i mattoni fatti con il “Lambrusco” e il
suono delle Campane.
Dire che il Campanile è fatto con mattoni di “Lambrusco” forse è un po’
esagerato, però dobbiamo riportare che, quando iniziò la costruzione, nel
inverno del 1879, il freddo intenso gelò parte delle viti, portando grave danno
ai contadini, i Sorbaresi non si avvilirono ma usarono le viti gelate come legna
per la cottura dei mattoni; da qui si capisce lo stretto legame fra il Campanile
ed il Lambrusco.
Altra curiosità, che merita di essere raccontata è il Regolamento per il suono
delle Campane,è noto che in passato il suono delle Campane ritmava tutta la
vita della comunità, tuttavia ancora oggi, in caso di brutto tempo quando c’è
pericolo di grandine, le Campane vengono suonate per “allontanare” i danni
dalle campagne.
Sul territorio di Bomporto sono dislocate diverse ville signorili costruite a
partire dal XVII secolo, utilizzate da signori e nobili di Modena come residenze
di campagna.
Le ville, che spesso portano i nomi dei proprietari, si affacciano sul corso del
Panaro, testimonianza diretta della vocazione fluviale del territorio; tra
queste sono da segnalare: Villa Scribani-Rossi, Villa Cavazza-Corte della
Quadra, Villa La Garandina, il Palazzo Rangoni, Villa Manetta, Villa
Reggiani-Gavioli, Villa Corni, Villa Benatti, Villa Cavicchioli, Villa Maria,
Villa Guidelli, Villa Bruini-Federzoni, Villa Luppi e Villa Paltrinieri.Altre
notevoli residenze sono: Casa Seidenari edificio seicentesco antica stazione di
posta per il cambio dei cavalli e Corte Giglioli.